La pastiera, storia di ordinaria ansia da prestazione

fetta di pastiera

 La pastiera mette ansia da prestazione, in qualunque ruolo si giochi, diciamolo.

Sei la persona (presumibilmente mamma-nonna-zia) deputata a preparare quella ventina di pastiere che distribuirai a familiari ed amici e che offrirai a chiunque venga a trovarti, mettendolo nella condizione di non poter rifiutare l’assaggio causa grave incidente diplomatico?

Allora avrai l’ansia da prestazione di dover fare la pastiera più buona della zia-sorella-vicina-suocera-etc., starai lì in trepida attesa che il tuo visitatore assaggi un pezzo della tua fatica materializzata in pastafrolla, grano e ricotta sperando che enunci un verdetto positivo, possibilmente superlativo relativo (è più buona la tua di quella di zia Adelina), e magari superlativo assoluto (è la più buona pastiera che abbia mangiato quest’anno, ma che dico quest’anno, sempre!).

Sei invece il nipote-figlio-vicino di casa-collega che andanzo a far visita alla mamma-nonna-zia di cui sopra sarà sottoposto all’assaggio di ogni singola pastiera propostagli, e che dovrà per forza accettare – anche se si tratta della settima pastiera in un pomeriggio, dopo il pranzo pasquale – pena l’incidente diplomatico di cui sopra,e a cui sarà chiesto – non esplicitamente, ma con sguardi interrogativi e penetranti di esprimere una valutazione sulla sua bontà?

Avrai anche tu l’ansia da prestazione, perchè non solo dovrai dare un giudizio comparativo, ma dovrai argomentarlo con fini osservazioni di carattere organolettico-chimico-gastronomico del tipo “la sfumatura e il retrogusto dell’aroma di fiori d’arancio è appena più marcato del necessario, ma la struttura del ripieno, densa e consistente, sostiene pienamente il profumo”.

pastiera cruda

pastiera

Questa è la prima pastiera della mia vita.

Non ne ho fatte venti, e non ho dovuto sottostare al giudizio comparato di un intero parentado, ma ammetto che un’ansietta da prestazione ce l’avevo anche io. Perchè la pastiera è un’istituzione, non un semplice dolce, e come tutte le istituzioni bisogna avvicinarvisi con rispetto.

Per la ricetta ovviamente ho cercato in rete, poi ho chiesto aiuto su FB, e mi hanno risposto la mia amica nonchè ex-collega Anna (che nonostante sia celiaca ha sfornato un numero impressionante di pastiere) e la mitica Edda, con la sua pastiera frutto di uno studio approfondito tra tradizioni di famiglia e pasticceria.

Io a mia volta ho comparato le due ricette (che si assomigliavano molto, tra l’altro), ho unito quello che più o meno sapevo da anni di esperienza da degustatrice, ci ho messo un po’ del mio (anche involontariamente), e il risultato – per essere una prima volta – non mi ha deluso per niente.

Magari l’anno prossimo ne faccio almeno se o sette (credo ci sia un minimo sindacale al di sotto del quale non puoi neanche dire “ho fatto la pastiera”) e le sottopongo al giudizio comparato di una giura campana di qualità, per ora fidatevi della mia parola.

Ah, la pastiera deve riposare almeno per un giorno, perché i profumi diano il loro meglio, e anche la frolla acquisisca la giusta morbidezza, poi se non resistete ne mangiate una fettina appena raffreddata è buona lo stesso 🙂

Prevedete un certo anticipo per fare la pastiera: ci vogliono due giorni per l’ammollo del grano, e almeno un giorno per il riposo. Anna ad esempio, pur usando il grano in barattolo, comincia a preparare il ripieno dal martedì, perché mescola ricotta e zucchero e li fa macerare in frigorifero per un giorno, cosa che io non ho fatto per dimenticanza. Ci vuole programmazione, insomma, perchè la pastiera è una cosa seria.

PASTIERA

Pastafrolla (con queste dosi ve ne avanzerà un po’ più di un terzo, potete congelarla o usarla per biscottine o tartellette)

500 g di farina 0

P250 g di burro

180 g di zucchero

la scorza grattugiata di mezzo limone

un pizzico di sale

Per il ripieno

100 g grano crudo

300 g di ricotta

200 g zucchero

4 uova e  1 tuorlo

la scorza grattugiata di mezzo limone

la punta di un cucchiaino di cannella

50 g di cedro candito (purtroppo avevo solo canditi misti) tagliato a pezzetti

un cucchaio di acqua di fiori d’arancio

Per il grano cotto.

Mettete in ammollo in acqua fredda il grano per due giorni, cambiando l’acqua un paio di volte. Poi copritelo con l’acqua, aggiungete un pizzico di sale e fate cuocere per circa 10 minuti, o fino a quando l’acqua sia assorbita  e i chicchi disfatti. Il procdimento ortodosso prevede di cuocere il grano coprendo di latte e aggiungendo un po’ di burro (20 g), fino a completo assorbimento del latte, a voi la scelta.

Per la pasta frolla

Preparare la pasta frolla: dispore la farina sulla spianatoia, formare una fontana e aggiungere il burro tagliato a pezzetti al centro. Intridere con le mani per formare delle grosse briciole, poi aggiungete gli altri ingredienti e impastate velocemente fino ad avere un impasto omogeneo, formate una palla, schiacciatela e fatela riposare in frigorifero per almeno un’ora.

Per la preparazione

Preparate gli ingredienti del ripieno, mescolateli bene e, a piacere, frullatene una parte, o interamente. Io ho frullato tutto, non tanto a lungo da ottenere una crema liscia ma quel tantoche bastava a non far sentire i pezzetti di candito.

Prendere la frolla dal frigo, maneggiatela fino a quando non diventa nuovamente malleabile, prendetene 2/3 e ricavare una sfoglia alta 2 mm con cui rivestirete una tortiera tonda di 22 cm di diametro. Versate all’interno il ripieno livellandolo bene. Stendete la pasta rimanente e ricavatene le strisce che disporrete a griglia, sigillandole sui bordi e ritagliando l’eccesso.

Cuocere in forno a 180° per 20′, poi abbassare a 160° e cuocere altri 50′ (per chi avesse un fornetto piccolo come il mio, diminuire queste temperature di 10°), poi spegnere il forno e lasciarvi la pastiera per 15′.

Sfornate, fate raffreddare, e fate riposare almeno un giorno prima di consumarla.

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Pastiera is a typical pie   from Napoli (but from whole region, Campania) which almost all family make during Easter holidays. Every family has his recipe and usually many pastiere are made, to offer it to freinds and family, hoping that itwill be appreciated (more than the others!)
 
PASTIERA

For the shortcrust  (quantity for one pastiera and one more little pie)

500 g of flour 0

250 g butter

180 g of sugar

the grated rind of half a lemon

a pinch of salt

For the filling

100 g raw wheat

300 g ricotta cheese

200 g sugar

4 eggs and 1 egg yolk

the grated rind of half a lemon

the tip of a teaspoon of cinnamon

50 g of candied citron (unfortunately I had only mixed candied fruit) chopped

a tbs of orange flower water

For the cooked grain

Soak the wheat in cold water for two days, changing the water a couple of times. Then cover with water, add a pinch of salt and cook for about 10 minutes, or until water is absorbed and grains well soft. The classic procedure is cooking the wheat covering with milk (2oo ml about) and adding a little butter (20 g), until complete absorption of the milk, the choice is yours.

For the pastry

Prepare the pastry: put the flour on a work surface, make a whole and add the butter cut into small pieces in the center. Soak by hands to form large crumbs, then add the other ingredients and knead quickly until you have a smooth dough, form a ball, crushslightly  it and let it rest in the fridge for at least an hour.

For the preparation

Prepare the filling ingredients: stir well and, as desired, mixpart or entirely. I shaked all over,  to obtain a smooth cream and but not so long.

Take the pastry from the refrigerator, handle until it becomes malleable again, take 2/3 of it and get a sheet 2 mm thick, cover with it a round cake pan of 22 cm in diameter. Pour the filling into leveling well. Roll out the remaining dough and cut the strips for the grid, cut off dough excess.

Bake at 180 degrees for 20 ‘, then low to 160 degrees and bake an additional 50’ (for those who have a small oven like mine, low these temperatures of about 10 °), then turn off the oven and let the pastiera in for 15 ‘ .

Remove from the oven, let cool, and let rest at least one day before serving.

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