Vi racconto cosa abbiamo combinato, ma prima devo fare una piccola premessa, un preambolo, o un po’ di fatti miei, chiamatelo come vi pare, quindi se vi va di bypassare fate pure 🙂
E le orecchiette di zia Pasquina hanno varcato i confini regionali e pure quelli nazionali. e anche la sua fama, e quando scherzavamo (orgogliosi in realtà) sulla fama internazionale che ormai avevano guadagnato, lei rideva, con quella risata piena e contagiosa dalla quale era impossibile non farsi trascinare.
So cosa state pensando se siete arrivati fin qui: con cotanta maestra perchè non ti sei seduta vicino a lei quando potevi per impare la tecnica (e l’arte) che ora cerchi con tanta fatica di riprodurre da sola, cercando di visualizzare ancora e ancora le sue mani, i suoi movimenti? Ma io una risposta non la ho, posso cercarla nella convinzione che hanno tutti i ragazzi che il tempo si fermi ad aspettare che noi abbiamo tempo, che le persone che amiamo resteranno lì in eterno, perchè non può essere diversamente, non può essere che ad un certo punto dobbiamo fare i conti con il fatto che non ci siano più, che la vita ha preso un altro assetto, e forza, veloci, che bisogna adeguarsi. E tenere i ricordi nel cuore. E farli rivivere, per quanto si può.
In senso orario: 1)la formazione del salsicciotto sottile: se l’impasto non è abbastanza morbido già in questa fase la pasta si spacca 2) la formazione dell’orecchietta con l coltello: deve avere la lama liscia ed essere piuttosto leggero, per evitare di stancare troppo le dita 3)Le orecchiette vanno spostate man mano su un telo pulito e cosparso di semola 4) Concentrazione, e impegno 🙂
Mentre io cercavo di prendere le misure delle aristo-dita di Lydia, di ricostruire i suoi movimenti per capire perchè i suoi pezzettini di pasta finissero spiaccicati e poi depositati nel cimitero delle orecchiette, mentre litigavo con la mia macchina fotografica, lei toma toma scopriva che tirando il pezzetto di pasta senza pretendere che si sollevasse da solo, e poi girnadolo sul dito indice, le orecchiette prendevano corpo, conservando la giusta rugosità sulla parte convessa. E siccome stiamo parlando di Lydia, alla fine non mi sono stupita per niente di vedere come, senza saperlo, fosse riuscita a riprodurre le orecchiette con la tecnica usata dal 90% percento di quei pochissimi che le fanno in casa. A voi come sembrano?

Quanto ci abbiamo impiegato per fare un piatto di orecchiette? Mah, le ore passano così in fretta quando ci si diverte, nevvero 🙂
Ma le orecchiette le abbiamo mangiate??? Se avessimo avuto giusto quel paio d’ore in più a disposizione ce l’avremmo fatta ad ottenere tre porzioni, ma visto che si era fatta ‘na certa, per la cena è scattato il piano B, e la fatica di Lydiuzz ce la siamo mangiata l’altro ieri la cognata (che si sentiva in colpa, visto che non aveva di proposito partecipato alla “fatica”, ed io, con un condimento da single dell’ultimo minuto che ci è piaciuto molto. E le orecchiette com’erano? Super, meravigliose, sottili aristo-orecchiette baresi di madre napoletana. Ed io non voglio neanche un lucano 🙂
PS: Lydia, grazie di tutto, anche per il titolo, che ho rubato ad un tuo commento, ma mi sembrava troppo giusto per l’occasione 🙂
una manciata di pinoli
1 cucchiaio di pane secco grattugiato grossolanamente
2 pomodori secchi sott’olio (cioè due metà)
mezza acciuga sott’olio (o meglio sotto sale)
Olio extravergine
100 g di orecchiette secche
Mettere sul fuoco l’acqua per la pasta. In un padellino antiaderente far tostare ben i pinoli con il pangrattato, mescolando spesso, poi metterli da parte. Tagliare a pezzetti i pomodori, lavare l’acciuga sotto l ‘acqua per eliminare le lische e l’eccesso di olio (o di sale), tagliarla a pezzettini e metterla in una padella con il pomodoro secco ed un filo d’olio. Far rinvenire a fuoco lento questi ingredienti, poi spegnere il fuoco. Cuocere la pasta in acqua bollente salata, scolarla e versarla nella padella )conservare un po’ di acqua di cottura): aggiungere le briciole di pane con i pinoli, mescolare bene per qualche secondo sul fuoco per far insaporire il tutto (eventualmente aggiungere un po’ di acqua di cottura e servire subito.
Ing: For 1-2 servings (two small )
a handful of pine nuts
1 tablespoon dried bread crumbs
2 dried tomatoes in oil (i.e., two half)
half a anchovy (in oil or better salted)
Extra virgin olive oil
100 g of dried orecchiette
Put on the fire a casserole with salted water for the pasta. In a nonstick frying pan toast very well the pine nuts with the breadcrumbs, stirring often, then set them aside. Chop the tomatoes, rinse the anchovies under cold water to remove the bones and oil (or salt) excess, cut into small pieces and put it in a pan with the dried tomato and a tbs of olive oil. Cook briefly these ingredients over low heat, then put off the fire. Cook the pasta in the boiling salted water, for a few minues, drain and pour into the pan, keep a little of cooking water): add the bread crumbs with the pine nuts, stir well on the heat for a few seconds (adingd a little of cooking water if needed) and serve immediately.
Questo post è bellissimnoooooo!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Le foto pure.
E poi, Elvì, con tutti i titoli che ti ho rubato io…
Che invidia ,come vorrei avervi qui nella mia cucina ;-))
Meraviglioso tutto ma sopratutto voi due insieme ;-))
è vero, questo post è veramente bello!
E LYdia è stata bravissima, altro che orecchiette della prima volta.
Bello Bello!!!
E quando tocca a me venire per una session??!!!!!!
Un sorriso sorridente,
D.
sono splendide… e chissà che buone!
buona giornata!!!
complimenti, sei stata davvero brava a realizzarle, sono identiche a quelle che faceva la mia nonnina! brava brava…fatte con la mollica di pane poi….le adoro!
Che bellissimo questo post!
Io ho provato una volta sola a fare le orecchiette e, dopo una decina, ho reimpastato e ne ho fatto dei meravigliosi cavatelli-di-ripiego 😀
Che brava!! una tradizione che và rispettata insomma!! questo post ci piace moltissimo!!!
Ottimo il condimento: gustoso e molto intenso!!!
un bacione
Quel bel hommage à Zia Pasquina….
Ma che brave! Le orecchiette mi sembrano davvero bellissime! E mi è piaciuto tanto il tuo racconto sulle orecchiette di zia Pasquina…
ma sai da quanto li voglio fare e poi vado a comperare quelle fresce? sei stata bravissimaaaaaaaaaaaaa!!! sono perfette!
Ma che brava e brava!!!! Vi devo fare un bel “cazziatone”: non si oltragiano così le orecchiette! Ma che stiamo a giocare??? Le orecchiette so' cose serie per persone SERIE!!!
Ahahahahahahahah…
Cibu, è tutta invidia la mia, non le so fare, nè col metodo del coltello( tipico barese) e neppure girandole sul dito. E sapessi quante volte mi sono messa lì a guardare, riprodurre gesti ecc…:((((
Mi devo decidere a frequentare il corso a Bari vecchia, chissà che non sia la volta buona!!!
Mia madre, proprio come zia Pasquina, fa ancora orecchiette per tutti,figli, nipoti e pronipoti, amici degli amici…ma cavoli, io non ci riesco!!!
Grazie a entrambe, per questo bellissimo e divertente post, avete affrontato “l'argomento orecchiette” con lo spirito giusto!!! 😀
Un bacione,
Ornella
Ciau “cibuletta” ^_^
.oO(mi sembra grazioso cibuletta, mica ti offendi vero? :/*)
Innanzitutto volevo farti i complimenti per questo bel post evocativo 🙂
Hai descritto benissimo ciò che accade almeno una volta nella vita a un vero pugliese, assistere alla produzione di svariati chili di orecchiette dalle manine sante di una persona cara 🙂
E lhai descritto così bene che mi si è materializzata mia mamma quando si mette all'opera ^_^
La scena è identica (pure la cartolina!uguale!)…ed è talmente veloce che il giro sul dito si confonde con tutto il resto dell'operazione 😀
Io ci ho provato una volta sola ed è complicato ma molto divertente, basta un po' di allenamento.
Da me però le “orecchiette” solo col coltello le ho sempre definite “strascinati”…che non hanno la classica forma a cappelletto 🙂
E infatti sembrano gli strascinati quetti, il cui condimento mi sembra appetitosissimo!!!!
Brave gnam! ^_^
Bella esperienza, bel racconto, bella descrizione nella preparazione di una pasta che adoro.Siete forti ragazze!Mi sarebbe tanto piaciuto esser lì con voi!
Bacione
ah no, non l'ho bypassato per niente il brano in corsivo 🙂
Che bello spaccato di vita cara Elvira: complimenti per i risultati, che credo che ogni piccolo passo in avanti, debba essere riconosciuto come un traguardo. Tienici aggiornate!
Un bacione,
wenny
Mi sono emozionata e divertita sin dal titolo. Sono perfette ed è vero che non è facile…mi sarebbe piaciuto essere li' con voi;-)
E poi è ricordando, riproducendo i gesti, le parole, i sorrisi che le personne continuano a stare sempre con noi
Baciuzz pastosi 😉
Ho letto il tuo racconto e mi ci sono ritrovata molto: ci sono alcuni piatti della mia infanzia che solo i miei genitori sanno fare… continuo a ripetermi che dovrei passare più tempo con loro, che dovrei sedermi a realizzare questi piatti in modo che vengano tramandati, ma poi il tempo passa (e, dannazione, il tempo è sempre pochissimo!) e questo proposito rimane fermo lì, come se i miei genitori fossero eterni…
Comunque sia… le vostre orecchiette sono perfette!
@ Elvira e Lydia: siete state brave ma vi dovete perfezionare…ho già pronte le professoresse altamente specializzate (le mie nonne :)) che vi insegneranno a farle in occasione di Facefood 2010! Ci sarete, vero? 🙂
@Ornella: non si può sentire che non sai fare le orecchiette….mo ti cazzio io!!! ihihihi scherzo! :*
io ho le lacrime agli occhi, la bava alla bocca e nemmeno un aristo-dito.
🙂
…vi siete incontrate?…ma che meraviglia!!! ho sempre sognato, da che ho il blog di poter impastare con qualcuna di voi, di ritrovarci insieme e pasticciare e mettere insieme le nostre mani…mannaggia spero si possa fare un giorno che sarà più libera!!!
Io adoro fare le orecchiette e credo domenica sarà con la farina arso ;))))
il sugo e le orecchiette sono strepitose, io non sarei proprio in grado di farle! questo post è una bellissima storia di amore e amicizia vera!bacio
le vostre orecchiette sono meravigliose..Oltre a ingolosirmi mi è venuta voglia di tirare fuori dal cassetto della cucina il coltello della nonna per dare forma e sostanza a quel ricordo che ci aiuta a mantenere in vita la ns cucina tradizionale e “le persone a noi più care”
Che ricordi mi fai venire in mente cara Cibou! La mia nonnina barese che alla domenica ci faceva le orecchiette, con un sugo da far resuscitare i santi !
bellissimo incontro, brave!! Anzi breve, alla barese 🙂
E' stato bellissimo legegrti…di questo vostro incontro e di Zia Pasquina, dev'esser stata una zia speciale per molte cose!
E' vero che spesso pensiamo che per certe cose c'è tempo, rimandiamo…come per me veder mia mamma far gnocchi o frolle…e mai aver provato…ma solo guardato! cmq cerchiamo di tener impressi nella nostra memoria come un vecchio film queste immagini…e se poi ci proviamo come avete fatto voi è proprio una conquista ed un piacere!
ancor più bello se condiviso con una cara amica!
Brava Lydia…e brava tu!
Care tutte,
oggi non riesco a rispondere una ad una, ma grazie mille per i commenti che ho letto uno ad uno invece: leggerli mi ha scaldato il cuore, e mi ha confortato su un post che avevo qualche remora a scrivere 🙂
Le orecchiette le ha fatte quasi tutte Lydia, ed è stata davvero brava :))
Lydia, poi te le mando tutte, o te le metto su qualche supporto 🙂
Sarah
i cavatelli di ripiego sono sempre bellissimi, un sacco di volte ho ripiegato 😛
@Daphne
invece quelli che vorrei fare io sono strascinati con la forma di cappelletto, un casino 🙂
@Ornella, Angela
speriamo di vederci 🙂
@Sandra
in barese sarebbe “brav'”, la “a” che diventa “e” è del nord 😛
Carissima, ma quand'è che ci riuniamo anche noi a pasticciare?.. 'ste orecchiette sono un vero capolavoro, non oso nemmeno ad avvicinarmici…
Invidio vivamente le votre sedute e le vostre cenette…
Un bacione!
Che consolazione!
Se hai ripiegato tu mi sento molto meno incapace! 🙂
Elvi, questo post è bellissimo per davvero. E chi salta la parentesi personale è un cretino.
hihihi, strascinati o cappelletti..o strascinati a forma di…questo piattino mi pare una bontà!
Complimenti! Siete state bravissime a realizzare quell'opera d'arte orecchiettara… Ci vuole una manualità e una pazienza che io non posso nemmeno immaginare…