Ho trascorso gran parte dell’estate a desiderare un gazpacho.
Non una gran pretesa, in fondo.
Non una preparazione improba, o particolarmente difficoltosa, o che richiedesse ingredienti esotici o particolari, ma un semplice, fresco, rosso gazpacho.
Ma il caso, quando ci si mette, è ostile, e anche la mia smemoratezza, forse: perchè il giorno che avevo il peperone mi mancavano i pomodori, e quando avevo i peperoni mi mancava il cetriolo (ortaggio che, come ho ripetuto tante volte, amo alla follia, ma solo se autoctono pugliese), e quando avrei potuto procurarmi tutti gli ingredienti non trovavo il tempo di dedicarmi alla sbollentatura dei pomodori, e così via.
A settembre però, per una sorta di contrappasso, sono stata qualche giorno a Madrid (bella, bella, bella, una vera capitale, per quel pochissimo che ho potuto vedere), e nonostante non abbia avuto tante possibilità di visitarla come avrei voluto – anche gastronomicamente – sono riuscita finalmente a mangiare un vero gazpacho. E anche il salmorejo. Con una soddisfazione pari a quella che provo quando, se devo prendere qualcosa fuori a pranzo, ordino un piatto enorme di verdure fatte in ogni modo, perchè a volte il lusso vero sta nel tempo, quello che manca e che inseguiamo sempre, anche il tempo di pulire e preparare le verdure fresche. O almeno di pulire e preparare tutte quelle che vorrei.
Con il primo ordine settembrino fatto al GAS (Gruppo Solidale d’Acquisto, con il quale intrattengo una relazione complicata) ho provato ad ordinare dei cetrioli. E, sorpresa, erano buonissimi, nonostante non fossero pugliesi.
Allora sono andata a stampare la ricetta che i Calicanti avevano pubblicato sulla rubrica “Allacciate i grembiuli” del Corriere della sera, ho cercato gli imprescindibili pomodori maturi e carnosi, e qualche sera fa, dopo cena, ho preparato tutti gli ingredienti, che sono finiti in frigo a riposare e insaporirsi fino al giorno dopo, quando ho frullato il tutto.
E il risultato era un vero gazpacho, anche se avrei dovuto ottenere un risultato più liscio, il sapore era perfetto.
Piccola nota: ho scattatola foto alla micro-porzione avanzata, un paio di giorni dopo averlo preparato, e ho notato che aveva cambiato un po’ colore e consistenza (le verdure crude ovviamente si sono un po’ ossidate), appena fatto era più bello :).
Gracias Calicanti!
GAZPACHO
Ingredienti
1 kg di pomodori maturi e carnosi
1 peperone (circa 100g, preferibilemente verde)
1 cetriolo (circa 200 g)
100 ml di olio extravergine di oliva (ne ho usato un po’ meno)
30 ml di aceto di vino rosso invecchiato (ho usato aceto bianco)
1 cucchiaino di sale
2 spicchi d’aglio
5o g di mollica di pane duro (a piacere, io ho usato un paio di cucchiai di pangrattato)
3-4 cucchiai di acqua.
Preparare i pomodori: sbollentarli per un minuto in acqua bollente, scolarli, passarli sotto l’acqua fredda, privarli della pelle, tagliarli a metà, eliminare la maggior parte dei semi e taglòiarli a pezzetti, mettendoli in una ciotola.
Lavate il peperone, privatelo dei semi e dei filamenti bianchi, tagliatelo a listarelle, poi sbucciate e tagliate a pezzi il cetriolo, e aggiungete le due verdure nella ciotola dei pomodori.
Aggiungete tutti gli altri ingredienti, mescolate bene, chiudete la ciotola (o copritela molto bene con della pellicola) e lasciate tutto a macerare per qualche ora in frigorifero. Io, come dicevo, le ho lasciate quasi 24 ore.
Trascorso questo tempo frullate il tutto fino ad avere una consistenza liscia e setosa: il mio gazpacho non era molto liscio, perche ho fatto in fretta quest’ultima operazione, e con un frullatore a immersione che ha fatto un po’ il suo tempo.
Servire aggiungento un po’ delle verdurine tagliate a pezzettini piccoli piccoli.
Grazie a te Cib! e ora te lo dico, ti tocca venire presto a Barcellona.
Eh, sì, toccherebbe proprio farlo, questo sacrificio (Sarebbe bellissimo 🙂