I maritozzi romani,buoni anche senza panna!

Maritozzi 3

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Sgombriamo subito il campo dagli equivoci, e distinguiamo maritozzi pugliesi e maritozzi romani: per me il maritozzo è sempre stato una brioche a forma di treccia con sopra tanto zucchero semolato che ti sporca le labbra mentre lo mangi. Una golosità che ovviamente non poteva essere di tutti i giorni, ricca e sostanziosa com’era. Senza contare che. come ho raccontato nel post della torta di pane, le mie colazioni di bambina erano fatte sostanzialmente di zuppe di latte e pane raffermo. A volte però un maritozzo acquistato al panificio sotto casa finiva nella mia cartella arancione come merenda per la scuola, oppure era l’alternativa al cornetto nelle colazioni-premio post-prelievo di sangue (ma quanto sangue mi avranno tirato da bambina?)

 

Il maritozzo romano, come ho imparato a conoscerlo da quando sono qui a Roma, è una brioche ovale riempita di panna montata in modo così sfacciato e opulento che anche che ne sono golosissima, mi sono fatta sempre più di uno scrupolo nel mangiarlo, e infatti credo di averne mangiati solo 2 in questi due anni, e tra l’altro mi hanno sempre lasciato uno strano retrogusto, per cui erano abbastanza fuori dalla mia sfera di interessi culinari.

Poi, qualche giorno fa, la vulcanica Caris di Cooking Planner si chiedeva su Facebook perché continuasse a trovare ricette di maritozzi con l’uvetta, quando nei maritozzi con la panna l’uvetta non c’è. La cosa mi ha incuriosito perchè molti romani rispondevano di non aver mai visto l’uvetta. Allora ho chiesto ai miei colleghi al lavoro, e alcuni di loro invece i maritozzi con l’uvetta se li ricordavano eccome.

Da Wikipedia (dove non dubitavo che al maritozzo fossero dedicate alcune righe, anche se si rifà sostanzialmente a questo sito) leggo che i maritozzi venivano offerti dai mariti alle future spose, e contenevano pinoli, uvetta e arance candite.

La presenza dell’uvetta e dei pinoli è confermata dalla ricetta dei Calycanti nel loro (splendido!) libro La cucina di Roma e del Lazio , e il libro La cucina ebraica e ebraico-romanesca riporta anche l’arancia o il cedro canditi.

Quindi la conclusione è che con il tempo uvetta, canditi e pinoli sono scomparsi dai maritozzi, lasciando il posto alla sola panna montata. Non sono in me mentre scrivo queste parole, macredo che nel cambio ci abbiano perso.

La conclusione di tutta questa elucubrazione è che sabato mi è venuta voglia di fare i maritozzi, e che – per coerenza – sono andata a cercare la ricetta su Tzatziki a colazione, per vedere se il buon Roberto ne avesse pubblicata una: due ce n’erano, ed io ho scelto quella dei maritozzi natalizi, che prevede solo arancia candita e pinoli.

A fronte di un procedimento facile (ci vuole un minimo di pazienza, ma un minimo), e di una gradita leggerezza degli ingredienti (poco olio -io ho aumentato leggermente la quantità- solo un uovo su 500 g di farina), il risultato è stato fantastico. Maritozzi morbidissimi, che, conservati in una busta e messi in frigorifero, sono morbidi stamattina come lo erano sabato. Incredibile.

Prossimamente cercherò di provare anche le altre ricette, per ora vi racconto questa, che vi consiglio, assolutamente.

  

Maritozzi 2

 

 

MARITOZZI ROMANI NATALIZI

da una ricetta di Roberto Potito

 

Ing (per circa 11 maritozzi)

5oo g di farina 0

70 g di olio extravergine di oliva (Roberto ne indica solo 50 g)

1 uovo intero di media grandezza

12 g di lievito di birra fresco

2 cucchiai di zucchero

una manciata di pinoli (io li ho omessi)

una manciata di arancia candita (io ho usato la marmellata di arance, ricca di scorzette, che ho tagliato in pezzi molto piccoli)

La scorza grattugiata di mezzo limone

 

In una ciotola intridete bene la farina con l’olio, aggiungete lo zucchero e il lievito sciolto in poca acqua tiepida. Io ho usato la frusta k del Kenwood, ma a mano ovviamente va bene lo stesso.

L’impasto va lavorato bene anche se sembra sbricioloso: aggiungete l’uovo solo quando il colore è completamente omogeneo, e continuate a lavorare senza aggiunta di liquidi almeno per un quarto d’ora. Se dopo questo tempo a consistenza è ancora sbriciolosa, aggiungete qualche cucchiaio di acqua tiepida: io ho dovuto aggiungere almeno 5 o 6 cucchiai. A questo punto ho aggiunto la mia marmellata di arance, con le sue scorzette tagliate fini. Nella ricetta di Roberto la frutta secca viene aggiunta dopo la prima lievitazione, sicuramente per evitare che “appesantisca” l’impasto: non volevo cambiare il procedimento o prendere una scorciatoia, mi sono solo distratta, ma fortunatamente questo non ha avuto conseguenze sulla lievitazione.  Continuate a lavorare l’impasto fino a che avrà assunto una consistenza morbida ed elastica, poi mettetelo in una ciotola, coprite con pellicola trasparente e fatelo lievitare in un luogo tiepido, finchè non avrò raddoppiato il volume. Io sfrutto una parete all’interno della quale scorrono i tubi del riscaldamento,  metto la ciotola a contatto e la copro con un plaid in modo che non disperda calore.

A questo punto riprendete l’impasto e (se non lo avete fatto prima) aggiungete le scorze di arance candite e i pinoli e impastate quanto basta per amalgamarli, poi formate i panini ovali e metteteli a lievitare su una placca ricoperta di carta forno ben distanziati, fino a quando saranno ben gonfi. Poi spennellateli con un’emulsione di acqua e olio (anche qui, piccola distrazione Roberto dice di pennellarli prima della seconda lievitazione) e cuoceteli in forno caldo a 180° per 15 minuti.

Estratti dal forno andrebbero spolverizzati subito con zucchero a velo, ma ho saltato questo passaggio.

Possono essere congelati o conservati per qualche giorno chiudendoli in sacchetti di plastica per alimenti e – meglio- posti in frigorifero. A partire dal giorno dopo riscaldateli sempre un po’ prima di mangiarli, nel forno o nel microonde.

 

This Christmas version of so popular  brioche, that you can find everywhere in Rome filled with a lot of candid whipped cream, come from Roberto Potito, a really experienced blogger, especially about.  

MARITOZZI ROMANI

Ing (for about 11 maritozzi)

5oo g of plain flour (or 50% Manitoba and %o% plain)

70 g of extra virgin olive oil (Roberto says only 50 g)

1 whole egg

12 g of fresh yeast

2 tbs caster sugar

a handful of pine nuts (I didn’t use due to my toddler)

a handful of candied orange (I used orange marmalade, full of zest, which I cut into very small pieces)

The grated zest of half an untreated  lemon 

 

In a bowl soak the flour with the oil, add the sugar and the yeast dissolved in warm water. I used the K whip of Kenwood, but by hand that’s okay.

Work well the dough even it appears crumbly: add the egg only when the color is completely homogeneous, and continue to work without adding liquid for at least a quarter of an hour. If after this time consistency is still crumbly, add a few tablespoons of warm water: I had to add at least 5 or 6 tablespoons. At this point I added my orange marmalade, with its zest finely chopped. In the original recipe Roberto adds dried fruits ater the first rising, surely to avoid that they “complicate” the dough.  I did not want to change the process or take a shortcut, I was just distracted, but fortunately this had no effect on the rising. Continue to work the dough until it is soft and elastic, then place in a bowl, cover with plastic wrap and let rise in a warm place, until the volume is doubled.

At this point add dried fruit to the dough (if you have not done it before) mixing  just enough to blend them, then form oval rolls and place to rise on a baking sheet covered with parchment paper. Set the oval well spaced, cover and let rise until they are well swollen. Then brush them with an emulsion of water and oil (again, little distraction Roberto says brush them before the second rise) and bake in preheated oven at 180 degrees for 15 minutes.

They should be immediately sprinkled with powdered sugar after removed from the oven , but I skipped this step.

Can be frozen or kept for a few days by sealing in plastic bags for food and – best-placed in the refrigerator. Slightly warm then at micro or in oven before eating them starting from the day after.

 

 

 

 

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