Quasi sette anni di blog, e mai pubblicata la ricetta delle cime di rapa stufate. Sì, spesso penso che il rischio che mi venga tolta la cittadinanza barese è sempre più vicino, nonostante nelle mie brevi incursioni nella mia città io sottoponga il mio fegato a impegnative sessioni di lavoro a base di focaccia, fritturine di pesce, cannelloni della mamma.
Che poi, se vogliamo questa è una ricetta non ricetta, che ha essenzialmente il suo segreto solo ed esclusivamente in due elementi:
1) Dovete usare le cime di rapa. Quelle con le cime, che sembrano piccoli broccoletti in mezzo alle foglie. No friarielli (buoni, ma sono proprio un’altra cosa, se trovate le cimette nei friarielli sono ingiallite e amare, lì ciò che conta sono le foglie), no neanche i broccoletti di rapa che si trovano spesso qui a Roma, per dire, e che magari appartengono anche alla famiglia, ma hanno praticamente tutte foglie, e nessuna cimetta.
Ecco, una delle discussioni più accese che può capitare ancora oggi tra i miei genitori riguarda prorprio la qualità delle cime di rapa che mio padre porta a casa dal mercato, se non sono adeguatamente provviste di cimette (mamma: ma cosa me ne devo fare di queste cime di rapa che sono solo foglie!!!).
2) NON aggiungete acqua nella pentola. Anche se temete che tutto si brucerà, se non riuscite a resistere all’impulso, legatevi le mani, e non aggiungete altra acqua che non sia quella che resta sulla verdura dopo averla lavata e scolata. Tra le goccioline rimaste dal lavaggio e l’acqua contenuta nelle foglie, vi è acqua a sufficienza per portare a cottura le vostre cime di rapa.
Per cui, se avete la fortuna di reperire la materia prima giusta come al punto 1), impegnatevi ad attuare il punto 2), che psicologicamente non è mica facile (anni passati ad aggiungere acqua, e poi “chissà perchè non mi vengono come le fa mamma??”).
Tutto qua.
Ovviamente – e qui lo dico e qui lo nego, io lo faccio spesso – se non avete le cime di rapa come si deve, o i friarielli, la tecnica di cottura si può applicare lo stesso, considerando che se non sono ugualmente tenere, ci vorrà un tempo di cottura maggiore, e quindi magari ci sarà bisogno di aggiungere un pochino di acqua. Non saranno cime di rape stufate, ma un contorno molto gustoso, comunque.
CIME DI RAPE STUFATE
Per 3/4 persone
1,5 kg di cime di rape
Olio extravergine di oliva
mezzo peperoncino
un grosso spicchio d’aglio, o due piccoli
sale
Pulite le cime di rape tenendo solo le cime e le foglie (eliminate le foglie più dure): fate un taglietto a croce sulla base delle cimette più grandi, in modo che cuociano uniformemente.
Lavatele accuratamente sotto l’acqua corrente, poi scolatele in un colapasta.
In una pentola capiente fate soffriggere dolcemente gli spicchi d’aglio e il peperoncino nell’olio, poi aggiungete le cime di rape, salatele, mescolate con un cucchiaio di legno e coprite con un coperchio. Lasciate cuocere a fiamma bassa per circa venti minuti, mescolando ogni tanto (dopo 5 minuti il volume si sarà già molto ridotto).
Le cime di rape devono essere morbide, e ben appassite.
ciao sono barese e qualche tempo fa commentai il tuo calzone di cipolla orgoglio della cucina barese oggi leggo delle cime di rapa stufate altro grande classico da noi.E’proprio così niente acqua, ottime cime di rapa e il successo è garantito.Le ho proposte a Torino a casa di amici tutti rigorosamente Piemontesi ed erano letteralmente in delirio di goduria un vero successo.Dimenticavo le cime di rapa le avevo portate da Bari e sono state accompagnate dai panzerotti ovviamente prodotti dalla sottoscritta con mozzarelle anch’esse provenienti da Bari altrimenti non c’è storia. Un caro saluto e complimenti per tutte le belle ricette.Ciao e a presto.Beatrice